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sabato 25 febbraio 2017

Quando hai fretta, cammina lentamente


>QUANDO HAI FRETTA, CAMMINA LENTAMENTE<
Il concetto di movimento umano nasce fondamentalmente da un’esigenza evolutiva, un adattamento che, forse anche inspiegabilmente, ha contribuito a renderci la specie animale dominante il pianeta.
In soldoni: non è stato un cervello in crescita a consentire la nascita del movimento come lo conosciamo, ma è stato il nostro iniziare a muoverci da “uomini” a permettere la crescita del nostro cervello (o a contribuirvi in maniera importante).
Vista in quest’ottica, l’importanza di un corpo che si muove viene addirittura amplificata. Siamo tutti d’accordo (o quasi tutti) sui benefici globali dell’attività fisica: organici, mentali, socializzanti, di salute generale, preventivi e chi più ne ha più ne metta; l’uomo attivo ha però la “genetica” peculiarità del proprio miglioramento inteso come specie che evolve (non credo sia questa la sede per un discorso filosofico, che potrebbe anche avere senso, sul fatto se l’evoluzione sia sempre da considerare come un miglioramento), un vero e proprio un passo in avanti rispetto alla ricerca di una performance o di una fitness di buon livello, ma decisamente, invece, una crescita come essere umano.
Queste premesse obbligano noi professionisti del settore ad una analisi introspettiva importante. La scelta di ciò che proponiamo ai nostri clienti è dettata dall’ultima moda internet-mediata, dalla pubblicità della velina scosciata di turno, dal video del team sportivo professionistico di tendenza o da un’attenta ricerca sulla persona che questo movimento deve compiere?
La sfida del personal trainer (dell’allenatore, dell’insegnante …) dei prossimi anni sarà quella di una iper-professionalizzazione, che non vuol dire una laurea in tuttologia alla “Google University”, bensì semplicemente, un evadere dalla confusione e dal rumore del mondo globale, per un ritorno al silenzio e alla contemplazione che uno studio senza paraocchi può offrire; il risultato? La ricerca di un movimento inteso come arte suprema di coinvolgimento PsicoNeuroEndocrinOsteoMuscolare, ritrovando quella ancestrale voglia di integrazione con il mondo circostante, quella scintilla fiammeggiante che ha sconvolto il nostro modo di porci alla natura, sollevandoci dalle quattro zampe e permettendoci di correre. Questo sarà ciò che affronteremo noi professionisti del movimento, noi che lo abbiamo tanto amato (e lo amiamo tanto) da perdere una vita per studiarlo, per diffonderlo, per trasformarlo in modo da renderlo adatto a tutti.
Proprio oggi, dove sembra che esistano solo risposte, noi inizieremo a farci e a fare domande, oggi dove l’imperversare di “Coaches” vari (mentali, nutrizionali, sportivi, di vita …) incomincia a “sCoachcciare”, dove tutto sembra un qualcosa di dovuto e, soprattutto di immediato, noi saremo pronti a metterci in gioco elogiando la lentezza della qualità e la qualità della nostra lunga e ininterrotta formazione, oggi dove tutti si nascondono dietro uno schermo per dimostrare quanto sono bravi, noi scenderemo in campo scommettendo sulla nostra persona, sulla nostra personalità.
La nostra sfida.
Una sfida da affrontare in fretta, camminando lentamente.

SL.A.

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